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Visualizzazione dei post da dicembre, 2011

Lo sciopero della fame per tenersi la ferraglia ..

di Salvatore Catania Ci sono personaggi politici, eletti in Sicilia, che nel vano tentativo di dimostrare quanto siano seriamente preoccupati delle difficoltà che incontrano i siciliani nel tentativo di trasportare uomini e merci in tempi e costi accettabili, dichiarano di volere addirittura fare lo sciopero della fame.   Ma quando leggo di presunte resistenze al taglio delle corse ferroviarie a lunga percorrenza, mi viene un po di rabbia. Ma non per la scomparsa di inutili vetusti orripilanti collegamenti tra la Sicilia e il nord ricco e ben infrastrutturato, e nemmeno al pensiero che un siciliano di Cattolica Eraclea o di San Giovanni Gemini impieghi ben sette ore per arrivare in treno a Messina, ma, per il ridicolo teatrino di chi ha sempre tutelato l'interesse delle compagnie di trasporto private, su gomma, destinatarie di ricche sovvenzioni regionali, e ha, da sempre, impedito che si intraprendesse un percorso serio per rifare i collegamenti ferroviari in un ottica modern

Una scheggia impazzita

di Salvatore Catania Un giornalista di Repubblica, fuori controllo, nel pieno della discussione su lacrime e sangue, ici e superici, da fare accettare al popolo sovrano, nella trasmissione Omnibus, su La7, di cui purtroppo mi è sfuggito il nome, dice: "non capisco perchè ci si ostini a volere realizzare l'alta velocità tra Genova e Tortona, che costa 6 (sei) miliardi, quando questa linea si ferma in mezzo alla pianura padana e non serve praticamente a niente"  .... GELO NELLO STUDIO .. I SUOI COLLEGHI GIORNALISTI,  SERVI E LACCHE', CON LO SGUARDO ATTERRITO E IMPIETRITO ...  Io non ne sapevo nulla, e forse gli italiani non ne dovevano sapere nulla, sia quelli  di serie B, (cioè quelli che vivono da Roma in giù), sia quelli di serie C (cioè quelli che vivono in Sicilia)…. perchè questo governo tecnico, con la lega solo formalmente all’opposizione, nonostante la crisi, sta portando avanti questo progetto. Mi è allora venuto in mente il quadro, anzi “l’accordo