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Lo sciopero della fame per tenersi la ferraglia ..

di Salvatore Catania

Ci sono personaggi politici, eletti in Sicilia, che nel vano tentativo di dimostrare quanto siano seriamente preoccupati delle difficoltà che incontrano i siciliani nel tentativo di trasportare uomini e merci in tempi e costi accettabili, dichiarano di volere addirittura fare lo sciopero della fame.  
Ma quando leggo di presunte resistenze al taglio delle corse ferroviarie a lunga percorrenza, mi viene un po di rabbia. Ma non per la scomparsa di inutili vetusti orripilanti collegamenti tra la Sicilia e il nord ricco e ben infrastrutturato, e nemmeno al pensiero che un siciliano di Cattolica Eraclea o di San Giovanni Gemini impieghi ben sette ore per arrivare in treno a Messina, ma, per il ridicolo teatrino di chi ha sempre tutelato l'interesse delle compagnie di trasporto private, su gomma, destinatarie di ricche sovvenzioni regionali, e ha, da sempre, impedito che si intraprendesse un percorso serio per rifare i collegamenti ferroviari in un ottica moderna e competitiva ......... noi siciliani siamo in grado di progettare realizzare tutto ciò che ci serve,  ne abbiamo i mezzi. 
L'apporto che le nostre università possono dare, per costruire una nuova stagione industriale, ma manifatturiera e con una fiscalità di vantaggio, è importantissimo, e se la nostra classe imprenditoriale vuole raccogliere la sfida si possono ottenere grandi risultati.
Potrei fare un paio di nomi di ditte metalmeccaniche che sospirano nell'indotto del petrolchimico gelese e che .. esportano prodotti di grande valore tecnologico, in tutto il mondo!! Parlo ovviamente delle realtà che io conosco, ma sono sicuro che, in Sicilia, ne esistano una moltitudine altrettanto valide. Da Termini Imerese a Mazara del Vallo, dove tante piccole ditte facevano tutti gli interni delle auto assemblate in Fiat. A Catania, con la sua ST e il suo grossissimo potenziale nel comparto elettronico .. Sciogliamo i nodi dei lacci con cui ci hanno legato .. convinciamo quel dieci per cento di siciliani, che come in tutto il resto della penisola italiana, detiene la ricchezza, a investire in Sicilia e pressiamo sul governo siciliano perchè cominci, finalmente ad avviare azioni unilaterali per ricominciare.

Commenti

  1. Mi spiace ma sul fronte universitario, dove posso fornire un'esperienza diretta, la questione è totalmente diversa.
    Trasferendomi dall'università di Catania al Politecnico di Milano non ho trovato solo tasse più alte (e in generale un costo della vita duplicato) ma una qualità e un'organizzazione che, ahimè, la facoltà di ingegneria di Catania ha perso o forse non ha mai avuto. Così come non ha mai avuto il numero necessario di laboratori didattici, di personale (tipo quegli assistenti che sistematicamente a Milano fanno fare le esercitazioni agli studenti, preparandoli non solo all'esame ma ad affrontare lo studio con metodo).
    Il livello di difficoltà è pari se non superiore, con la differenza che i programmi sono molto aggiornati e rivolti non solo alla "preparazione di base" ma a quello che c'è nel mondo reale.
    I docenti conducono ricerca serie, spesso in partnership con grosse aziende o con organismi internazionali (almeno 3 dei miei prof. sono stati presidenti della IEEE).
    La facoltà finanzia le certificazioni, nel mio caso quella della Cisco (che all'esterno costa almeno un migliaio di euro), l'esame di lingua TOEFL (o equivalenti) è obbligatorio e l'associazionismo è incoraggiato (500.000€ l'anno sono distribuiti alle associazioni di studenti, dietro presentazione di progetti dettagliati delle attività e note spese).
    Gli spazi studio sono tanti e confortevoli, l'università viene vissuta a 360°.
    E poi l'internazionalizzazione per cui c'è un'attenzione particolare: le borse di studio sono in numero considerevole, le partnership prestigiose e i progetti di doppia laurea sono tanti e accessibili.
    Gli incontri con le aziende più prestigiose per il placement o il semplice orientamento sono all'ordine del giorno e c'è un "career service" attivo anche a molti anni dalla laurea.
    I voti sono mediamente più bassi, è veramente difficile prendere un 30+ ma gli esami si affrontano meglio perché c'è chiarezza e rigore nello svolgimento dei programmi, corredati anche da prove di laboratorio.
    Alla triennale di Telecomunicazioni spesso non si fa l'orale ma è ininfluente perché le prove scritte sono architettate in modo che sia obbligatorio conoscere anche la teoria. In specialistica invece l'orale diventa la prassi.
    Gli appelli sono pochissimi, non solo per gli esami ma anche quelli di laurea (3 per ciascun A.A.) ed esiste un indice collegato alla durata massima degli studi e uno sbarramento sulla media dei voti per l'accesso alla specialistica.
    Esiste un team dell'Alta Scuola (dove gli studenti accedono ogni anno su richiesta e per merito) che partecipa, con successo, alle competizioni tecnologiche con i migliori atenei mondiali.
    La biblioteca è fornitissima, funzionale e disponibile anche per gli alumni.
    Potrei dire un milione di cose ma la verità è che il sistema universitario isolano sta morendo, tra baronie, mentalità ristrette e una chiusura senza pari nei confronti delle aziende.
    Dico anche che non è l'eden e chi viene qui non pensi di risolvere i propri problemi, se non con tanti sacrifici, ma mi è venuto quasi da piangere quando i miei stessi professori mi dissero che stavo facendo bene ad andarmene.

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    1. Non ho dubbi sulla tua buona fede e non voglio neppure approfondire quella che può essere un aspetto relativo ad un corso di studio ben preciso. La mia casistica dice però ben altro, conosco decine di persone che in Giurisprudenza, in Ingegneria Civile, in altre facoltà anche umanistiche arrancavano a Catania e una volta trasferitosi a Bologna , a Torino .. a Urbino o a Camerino, hanno concluso il loro corso di studi in pochissimo tempo e con il massimo dei voti. Il rapporto che esiste a Catania tra l'indirizzo di ingegneria elettronica telecomunicazioni e la ST Microelectronics ha proiettato amici miei in ambiti aziendali e professionali di altissimo livello, un paio di loro lavorano attualmente a Singapore. I miei docenti di indirizzo erano tra i progettisti della metropolitana di Londra, della Tav e nelle università milanesi e torinesi si adottavano e ancora si adottano libri, diventati riferimento nel settore della costruzione di strade ferrovie ed aeroporti e nella progettazione delle opere geotecniche, scritti da professori delle università di Palermo e di Catania. Il miglior software di progettazione per opere strutturali e per progettazione di impianti antincendio e di impianti termici è siciliano. Insomma quello che contesto è il tentativo di descrivere le università siciliane e la Federico II di Napoli come università di serie B, mentre è senz'altro vero il contrario!

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  2. E continuo a stendere un velo pietoso sulla Bocconi ....... se i risultati sono questi ..

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  3. Malgrado possa non sembrare leggendo i rispettivi commenti, siamo d'accordo su moltissimi punti.
    Intanto io sono a favore dell'università pubblica perché non esiste meritocrazia laddove domina la logica del censo.
    Posso portare un'altra esperienza che è quella della mia ragazza a Scienze Politiche a Catania dove, per almeno 10 anni, si sono concentrati alcune dei migliori studiosi italiani che oggi, a causa del decadimento che l'università isolana ha subito (anche per effetto delle riforme ma non solo), sono i nomi di spicco dei dipartimenti delle più rinomate università del nord.
    E' questo quello che è successo è da lì che si deve ripartire, visto che l'università, come del resto tutto il contesto culturale, è una realtà dinamica e che non può permettersi di restare al passo con i tempi.
    Inoltre, ad oggi, le regole del gioco sono cambiate e il "mercato" impone anche alla ricerca universitaria una produttività e una capacità di reperimento fondi molto elevate.
    In questi anni in realtà serviva un "parcheggio per i giovani del sud" (questione di quiete sociale) e allora è quello l'uso criminoso che è stato fatto degli atenei che sono pure proliferati in ogni provincia siciliana con numerosi distaccamenti... All'uopo, io dico che è un successo se una società è piena di laureati ma è un fatto grave se questo obiettivo viene conseguito inficiando la qualità della formazione e della ricerca e non filtrando chi non merita o non è in grado di dotarsi realmente di una formazione superiore (ovviamente non parlo di danaro ma di studio, determinazione, capacità e fatica).
    Non meno importanza, in quest'ottica, hanno le scuola secondarie superiori che probabilmente rivestono un ruolo ancor più significativo nello sviluppo della persona e nella preparazione alla vita e ai percorsi che si vorranno intraprendere. Invece, molti della mia generazione e di quelle successive sono perfettamente coscienti che, durante quella fase, sono stati condannati ad un quieto ozio (invece che essere messi alla prova, dotati di un metodo di studio e abituati ai sacrifici) dall'assenza di efficienza ma soprattutto di valori formativi e culturali di una grossa parte della classe degli insegnanti, dei presidi e dei provveditori.
    Una piccola nota: il corso di laurea triennale in ing. delle Telecomunicazioni all'università di Catania è stato chiuso per l'esigua quantità di iscritti (quando sono arrivato io, al primo anno eravamo più di 150).
    Sarà quanto appena citato, sarà che insieme a me c'è e c'è stata una buona percentuale di "ritardatari", sarà che alcuni - molto in gamba - si sono comunque industriati e sono arrivati al titolo in tempi ragionevoli (posto che la media dell'età anagrafica dei laureati della facoltà fa paura) ma il risultato è un sistema che, tranne pochi casi, non funziona e che peggiora.

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    1. Se quello che mi dici corrisponde a verità mi stai dando un bel po di brutte notizie. In effetti sono passati quasi vent'anni da quando con il titolo di tesista, con un dottorato solo promesso, facevo ricerca all'istituto di strade ferrovie ed aeroporti, permettendo agli assistenti dell'epoca di farsi qualche pubblicazione in più. Mi piacerebbe andare oltre questi discorsi ripartendo da quello che dicevi e cioè dalla necessità di avere una università moderna ed organizzata che possa interfacciarsi con il tessuto produttivo e sociale. Sono convinto che il mio sogno è anche il tuo.

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