di Salvatore Catania
La disgregazione dei movimenti indipendentisti siciliani si
porta dietro diversi aspetti collaterali.
Uno di questi è la vulnerabilità rispetto ai tentativi di cooptazione da parte di chi guarda alla Sicilia, e alle sue risorse, come un qualcosa di molto appetibile.
Uno di questi è la vulnerabilità rispetto ai tentativi di cooptazione da parte di chi guarda alla Sicilia, e alle sue risorse, come un qualcosa di molto appetibile.
La “furbizia” dei movimenti neoborbonici è conclamata nei
continuati appelli all’unità dei movimenti meridionalisti finalizzati alla
creazione di quella forza del sud di cui qualcuno ha già saccheggiato nome e
missione.
Persino lo splendido saggio di Pino Aprile, Terroni (si
legge in un paio d’ore ed è ricco di sante verità) non è esente da critiche.
I siciliani più smaliziati, leggendo questo libro di grande successo, vengono indotti a chiedersi del perché si parla per pagine e pagine dei fatti di Casalduni e Pontelandolfo e non si parla per niente di quello che è successo in quasi tutte le città e i paesi siciliani, a parte l’accenno ai fatti di Bronte, inevitabile perché troppo conosciuti. Anche per quanto riguarda industrie e attività economiche si dedica un intero capitolo all’industria siderurgica di Mongiana, si parla con gran clamore dei cantieri navali napoletani lasciando velatamente intendere che l’economia siciliana all’interno del regno era quasi marginale.
Non si parla di zolfo, non si parla della deforestazione della Sicilia, non si parla della piana di Gela coltivata di quel cotone che giustificava una floridissima industria tessile, non si parla dei cantieri navali di Palermo ……………
I siciliani più smaliziati, leggendo questo libro di grande successo, vengono indotti a chiedersi del perché si parla per pagine e pagine dei fatti di Casalduni e Pontelandolfo e non si parla per niente di quello che è successo in quasi tutte le città e i paesi siciliani, a parte l’accenno ai fatti di Bronte, inevitabile perché troppo conosciuti. Anche per quanto riguarda industrie e attività economiche si dedica un intero capitolo all’industria siderurgica di Mongiana, si parla con gran clamore dei cantieri navali napoletani lasciando velatamente intendere che l’economia siciliana all’interno del regno era quasi marginale.
Non si parla di zolfo, non si parla della deforestazione della Sicilia, non si parla della piana di Gela coltivata di quel cotone che giustificava una floridissima industria tessile, non si parla dei cantieri navali di Palermo ……………
Allora .. viene o non viene il sospetto che una certa
intellighenzia voglia riservare alla Sicilia lo stesso destino che fino
ad oggi gli hanno riservato tutti gli altri ???
E così ritroviamo, tra i partenopei, le stesse identiche
discussioni che ci facciamo noi siciliani …. Chi vuole il regno di Napoli senza la Sicilia (Napolitania), chi lo vuole con la Sicilia, chi vuole o non vuole la
Puglia o la Calabria … chi vuole o non vuole essere
federato con l’Italia del nord, chi vuole essere stato indipendente …. Però, almeno su certe
questioni, i movimenti neoborbonici, riescono a fare finta di non litigare, anzi, non prendono proprio l'argomento, però continuano incessantemente a
fare campagne di cooptazione dei movimenti indipendentisti siciliani.
Commenti
Posta un commento